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BREVE STORIA

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Per quanto riguarda la pedagogia dei primi del Novecento, una figura di particolare importanza è Piaget, che studia lo sviluppo cognitivo del bambino.[10]

Una figura influente dell'Attivismo è quella di Dewey, il quale getta le basi per la sperimentazione di diverse esperienze educative in cui si dà grande importanza all'educando ed alla sua individualità.[11] La scuola attiva infatti mette il bambino al centro di qualsiasi interesse, dando quindi spazio ad un suo laissez faire.[12]

Nel 1954 Skinner diede vita all'istruzione programmata.[13] Skinner è il più importante esponente del Comportamentismo; l'autore sostiene infatti che si può studiare solo il comportamento esterno.[14] Egli afferma inoltre che è necessario applicare i principi conoscitivi dell'apprendimento (tra cui il rinforzo positivo) alla didattica nei suoi diversi modi d'uso.[15] Di notevole rilievo sono anche i contributi teorici che derivano dalla Gestalt (Wertheimer, Koffka e Kohler) che sostiene che i soggetti non reagiscono solo ad un insieme di dettagli distinti, ma ad una complessa struttura di stimoli. Da quest'ultima corrente di pensiero derivano poi tutta una serie di studi sulle caratteristiche percettive e strutturali che influenzeranno anche il problem solving, il pensiero creativo e tutte le ricerche sulle dinamiche e sul clima di gruppo.[16]

Per quanto concerne invece il piano della psicologia clinica e della personalità, fondamentale è stato il contributo di Rogers, Maslow, Shannon, Weaver e la Scuola di Palo Alto (Bateson, Watzlawick) la quale elabora cinque assiomi delle comunicazioni.[17]

Nel Sessantotto assumono una grande importanza diversi apporti culturali come quello della Scuola di Francoforte (Marcuse, Adorno, Horkheimer) che sosteneva metodologie antiautoritarie e dava particolare importanza alla funzione ideologica della formazione, e il condizionamento in quest'ultima dei fattori socioculturali, come ad esempio il linguaggio.[18]

Durante gli anni Settanta, il cognitivismo si afferma sempre di più arricchendosi di nuove connotazioni.[19] Si avverte anche la necessità di creare nuovi modelli e teorie sulla mente e sull'intelligenza; basta ricordare infatti Gardner con la sua teoria delle intelligenze multiple.[20]

Fondamentale è anche ricordare quella corrente di pensiero chiamata oggi Costruttivismo. Quest'ultima sposta l'interesse dall'allestimento curricolare e dalla sua organizzazione lineare-sequenziale, all'allestimento di comunità ed ambienti per l'apprendimento. All'interno del Costruttivismo si sviluppano a sua volta diversi filoni di pensiero, tra cui l'indirizzo socioculturale di derivazione vygotskijana per cui l'apprendimento si genera come processo di interazione ossia un percorso che va dall'esterno verso l'interno o, in altre parole, dai processi sociali all'individuo. L'interazione rappresenta inoltre la premessa per dare vita al pensiero e da cui ha origine anche il linguaggio. Per quanto concerne invece gli anni Novanta, si sviluppano le reti telematiche e il cyberspazio che permettono di dar via ad una riflessione teorica che si pone come obiettivo l'elaborazione di nuovi modelli di produzione del sapere, creando però allo stesso tempo delle criticità che riguardano il settore della formazione. Da un punto di vista Internet ha infatti permesso la creazione di nuovi spazi di interazione e comunicazione che hanno dato origine ad un'intelligenza collettiva, ma dall'altro si sono prodotte nuove forme di esclusione tra chi riesce a trarre vantaggi da questa nuova forma di comunicazione e chi no.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La didattica è la scienza della comunicazione e della relazione educativa. L'oggetto specifico della didattica è lo studio della pratica d'insegnamento, l'organizzazione razionale dei metodi e delle azioni tese all'ottenimento di un efficace progetto educativo. La strategia didattica concerne in che modo si debba insegnare, dando uno scopo all'insegnamento; chi insegna (docente) avrà la capacità di trasmettere in modo esatto il proprio messaggio, facilitando l'apprendimento dell'allievo (discente). Come è possibile questo? È possibile grazie ad un processo di educazione autogestito, poiché educare significa far venir fuori se stessi ed il docente ha il compito di far comprendere al discente di essere se stesso attraverso il "non fare", quindi a scoprirsi, a mostrarsi così come si è, manifestando la propria autenticità. L'educatore non ostacolerà il processo di maturazione autogestita del discente (auto-insegnamento) poiché, sarà il primo ad essere autentico con i suoi alunni.

Scopo della teoria didattica è:

il miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza dell'insegnamento del docente

il miglioramento dell'efficacia e soprattutto dell'efficienza (diminuzione dei tempi e delle energie) dell'apprendimento dell'allievo.

In teoria e in pratica esistono varie didattiche a seconda delle discipline oggetto d'insegnamento, dell'età del discente, del contesto educazionale, e così via. Vi è, ad esempio, una didattica del maestro diversa dalla didattica del professore. A livello più pratico ed in parte meno consapevole, vi è un'azione didattica anche da parte di coloro che insegnano un determinato saper fare, un mestiere, un'arte, o un compito anche semplice, ma il termine didattica è per lo più riferito ad un'azione consapevole, intenzionale, pianificata e fondata su un apparato teorico pedagogico o filosofico. La didattica quindi anche come arte della semplificazione e della relazione, ma anche metodo consapevole della sperimentazione e della ricerca educativa.

In essa è presente il rapporto insegnante-allievo, per cui molti parlano del processo di insegnamento/apprendimento come di un processo unico, anche se al suo interno si possono rilevare vari aspetti. Se, in quanto teoria, la didattica riceve i contributi di tutte le scienze educative e dello sviluppo delle scienze specifiche oggetto di insegnamento, in quanto pratica implica l'esperienza e l'intervento umano. Essa implica il rapporto vivo tra due persone in quanto tali, quindi, irriducibili al ruolo astratto di discente e docente poiché in realtà, entrambe le persone coinvolte insegnano e imparano contemporaneamente. La didattica comprende sia l'ambito scolastico, dove di norma opera il docente, sia l'ambito extrascolastico. Ogni situazione in cui si organizzano azioni finalizzate intenzionalmente all'apprendimento è una situazione didattica. Un tempo si riteneva che il campo della didattica fosse limitato esclusivamente all'ambito scolastico; oggi invece ogni ambiente necessita di un'azione formativa, finalizzata al controllo dei cambiamenti e delle trasformazioni: ogni momento della vita umana è toccato dall'apprendimento continuo, e necessita di azioni didattiche continue. Le diverse strategie didattiche riguardano il modo in cui si deve insegnare e con che metodi, dando uno scopo all'insegnamento: chi insegna (docente) dovrà avere la capacità di trasmettere il proprio messaggio, facilitando l'apprendimento all'allievo (discente). Le diverse strategie della didattica si avvalgono di procedure che integrano metodi qualitativi e quantitativi; adottano strumenti di osservazione, valutazione, misurazione, narrazione, descrizione, con una pluralità di metodi, dalle procedure classiche a quelle sperimentali. Quello che si può apprendere con la didattica sono nozioni e conoscenze (know what), capacità e abilità (know how), significati e valori (know why).

La didattica non solo tiene conto dell'inseparabile interazione fra insegnamento ed apprendimento, ma anche, più in generale, del contesto educativo e, quindi, degli strumenti che possono favorirne l'organizzazione in direzione di una facilitazione dei processi di apprendimento. Alcuni pedagogisti (fra i quali, Andrea Canevaro, Paolo Zanelli, Vittorio Severi, Giampietro Lippi, che si rifanno, direttamente o indirettamente, alla pedagogia istituzionale), in questa direzione, hanno posto, in particolare, attenzione all'organizzazione del contesto educativo, elaborando anche specifici strumenti per la sua organizzazione (strumenti organizzatori del contesto educativo), fra i quali lo sfondo integratore, che si è diffuso in Italia, soprattutto, nell'ambito dei nidi e delle scuole d'infanzia.

Tra i temi che la ricerca sulla didattica affronta vi sono:

la psicologia dei discenti,

la preparazione psicologica dei docenti,

i problemi della motivazione allo studio e i problemi di valutazione dei discenti e dei risultati,

le influenze sul processo di insegnamento/apprendimento del contesto culturale e sociale,

il tema degli strumenti e dei sussidi più utili da usare,

l'influenza del contesto educativo e le modalità di organizzazione dello stesso.

La didattica generale si suddivide in varie didattiche disciplinari, come la didattica della matematica o delle scienze, la glottodidattica (o didattica delle lingue), la didattica della storia e della geografia.

Strategie didattiche[modifica | modifica wikitesto]

Esistono varie didattiche a seconda delle discipline oggetto d'insegnamento, dell'età del discente e del contesto educazionale. Ogni strategia ha i suoi punti di forza e va scelta in base all'intervento didattico che si intende realizzare, non esiste a priori uno stile ottimale per l'istruzione.

Una variabile importante è l'età dei soggetti coinvolti: all'età si lega la capacità di autocontrollo e le capacità cognitive; approcci basati sulla cooperazione, sull'autovalutazione, sul dialogo e sulla condivisione delle esperienze danno valore ai soggetti adulti. Offrire ambienti troppo aperti, che lasciano molta libertà di scelta a soggetti molto giovani, può essere dispersivo e non produttivo.

Considerando l'andamento del tempo, rimane più funzionale nel contesto scolastico partire da una maggiore direttività verso una sempre maggiore autonomia, man mano che crescono e si affermano le capacità di autoregolazione nel rispetto del conseguimento degli scopi stabiliti per un certo gruppo classe.

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